Diritto & Internet

Arabia Saudita: no ai domini di primo livello dettati dagli Stati Uniti

L’ormai prossima assegnazione dei top level domain, sta causando polemiche da parte di alcuni stati arabi che protestano contro l’imposizione della cultura occidentale sottesa all’assegnazione di alcuni dominii.

La commissione dell’Arabia Saudita che si occupa di Information and Commucation Technology ha recentemente presentato ricorso contro 31 nuovi suffissi, tra cui spiccano “.sex“, “.gay“, “.porn”, “.vodka”, “.wine“, “.casino“, “.poker“, ecc.

I suffissi fanno parte della lista di oltre 1.900 domini di primo livello che l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l’organizzazione che gestisce lo standard degli indirizzi web, sta assegnando a privati e aziende di tutto il mondo.

L’ICANN ha aperto a tutti la possibilità di fare richiesta per un dominio di primo livello al costo di 185.000 dollari a suffisso. Il processo di assegnazione finale prevede ora un periodo di pubblico dibattimento nel quale vengono acolti commenti e segnalazioni di terze parti. Fino ad oggi l’ente ha raccolto 6.185 commenti pubblici sulle assegnazioni, la maggioranza dei quali verte su questioni di copyright.

Le 166 contestazioni presentate dalla commissione ICT dell’Arabia Saudita riguardano invece la supposta imposizione dei valori occidentali a tutti i cittadini di paesi di culture e tradizioni differenti che oggi si affacciano sul web. Questo concetto è stato approfondito nel commento della commissione contro l’assegnazione del dominio “.gay”:

“L’ICANN non deve imporre la cultura e i valori occidentali alle altre società […] e non può ignorare che le attività riguardanti questo dominio sono considerate reati o atti illegali in alcune parti del mondo. […] L’ ICANN dovrebbe operare nell’interesse di tutte le società. Non dovrebbe favorire la promozione e l’espansione della cultura occidentale su Internet. Se nella comunità statunitense, sede dell’ICANN, si sente davvero il desiderio e il bisogno di un dominio di “gay”, allora tale dominio dovrebbe rientrare nei domini di secondo livello degli stati uniti (es. “gay.us“) e non nello spazio root utilizzato da tutto il mondo.”

Giulia Giapponesi

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Curatrice Editoriale
Dott. Giulia Giapponesi

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