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Uber-pop sempre più diffusa in Asia, in Italia è bloccata

uberPOPLa notizia dell’espansione dell’App Uber in 7 città dell’India è l’ultima puntata di un controverso caso di innovazione sociale. Attualmente in Italia la app che permette a chiunque di fare l’autista dando passaggi attraverso compenso, non è più attiva.

Respinta l’istanza di sospensione del blocco che la multinazionale americana Uber aveva presentato in seguito al provvedimento inibitorio del servizio dello scorso maggio.

Il giudice di Milano Marina Tavassi ha disposto un blocco immediatamente esecutivo, ritenendo il servizio offerto da Uberpop una forma di concorrenza sleale nei confronti dei taxi, oltre che d’incoraggiamento all’abusivismo. È rigettata anche la proposta avanzata da Uber, che prevedeva una limitazione del servizio dei propri driver alle 15 ore settimanali. Nell’ordinanza si legge inoltre che il colosso americano ha contravvenuto la precedente decisione del Tribunale di Milano, non interrompendo il servizio già lo scorso 26 maggio.

La controversia che contrappone Uberpop a tassisti e associazioni di categoria, ha avuto origine diversi mesi fa. A ricorrere al Tribunale civile erano stati i tassisti milanesi che, dopo mesi di proteste e scioperi contro l’app statunitense, ne avevano chiesto l’oscuramento.

Il Tribunale di Milano aveva accolto le richieste dei tassisti, riconoscendo la «concorrenza sleale» e la «violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi». Lo scorso 26 maggio, un provvedimento cautelare aveva disposto il blocco di UberPop e l’inibitoria dalla prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Uber aveva a sua volta presentato ricorso.

Nei giorni scorsi, con una segnalazione a Governo e Parlamento, l’Autorità dei Trasporti era intervenuta in merito, proponendo alcune modifiche alla norma sui trasporti pubblici non di linea. Attraverso la distinzione fra economia collaborativa e attività di piattaforme che permettono a privati cittadini di guadagnare sfruttando la loro automobile, l’Autority aveva proposto una regolamentazione che prevedesse un limite di 15 ore di guida settimanali, un’assicurazione aggiuntiva, e il riconoscimento all’interno di un registro apposito delle Regioni.

Respingendo l’istanza di sospensione del blocco presentata dalla multinazionale americana, il Tribunale di Milano ha ora imposto che da mercoledì 10 giugno, l’applicazione non sia più attiva.

L’associazione Artigiani e i tassisti milanesi hanno espresso grande soddisfazione. Di diverso avviso la Codacons, che ha invece rimarcato l’urgenza di una modifica della legislazione vigente in materia, che adegui la norma al fine di renderla al passo con le nuove possibilità offerte dal mercato e dalla tecnologia. Il presidente Carlo Rienzi ritiene «sia ampiamente possibile integrare in Italia servizi come Uber Pop ai taxi tradizionali» evitando di produrre «un evidente danno ai consumatori sul fronte della libertà di scelta e delle tariffe».

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Direttore Scientifico
Prof. Avv. Giusella Finocchiaro
Curatrice Editoriale
Dott. Giulia Giapponesi

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