Diritto & Internet

Censura in cina, 5 anni di carcere per un blogger

Il governo cinese incoraggia e supporta lo sviluppo delle inziative di comunicazione di notizie su Internet, fornisce il pubblico con una gamma completa di notizie, e allo stesso tempo garantisce la libertà di espressione dei cittadini e il diritto del pubblico ad essere informato, a partecipare, ad essere ascoltato e a sorvegliare in conformità con la legge.

Questo l’incipit del capitolo sulla libertà di espressione online del rapporto su internet in Cina – giugno 2010.

Si tratta di documento, diramato dall’ufficio di informazione del consiglio di stato di Pechino, che analizza l’attuale stato della Rete in Cina: al momento l’accesso alla rete è disponibile per 384 milioni di abitanti, il 30% della popolazione. Il governo spera che entro cinque anni si estenda al 45% della popolazione, che in tutto conta 1 miliardo e 300mila abitanti.

Il documento, che esordisce defininendo la rete come “una cristallizzazione della saggezza umana”, tocca anche il tema della censura e spiega per quale motivo la popolazione non può avere usufruire di tutti i contenuti della rete; l’obiettivo è “limitare gli effetti dannosi dell’informazione illegale sulla sicurezza di Stato, l’interesse pubblico e i bambini”.

E il tema della sicurezza dei bambini ritorna anche nella seconda notizia che giunge oggi dalla Cina.

Il tribunale di Chengdu, nella provincia cinese del Sichuan, ha confermato in appello la condanna a 5 anni di prigione per Tan Zuoren, blogger e attivista dei diritti civili noto per avere investigato sul crollo di diverse scuole durante il terremoto del Sichuan nel 2008.

Secondo le fonti ufficiali il crollo delle scuole ha coinvolto circa 7000 classi ed è costato la vita a  5335  bambini. In molti hanno sostenuto  che la maggioranza delle scuole fossero state costruite malamente, senza uscite di emergenza e altre fondamentali misure di sicurezza. L’opinione si è diffusa anche in considerazione del fatto che gli altri edifici intorno alle scuole, fra cui alcuni uffici governativi, sono rimasti intatti . Il Governo di Pechino non ha mai risposto a queste critiche.

Tan Zuoren ha condotto un’indagine su 64 scuole distrutte e ha stimato che siano morti nel crollo molti più studenti di quanti dichiarati ufficialmente. Secondo l’attivista sono circa 5600. Il dato è stato pubblicato sul suo blog.

Il blogger è stato processato in Agosto e la sentenza, pronunciata in Febbraio, si basa sul vago reato di “incitamento alla sovversione del potere statale“.  Il processo tuttavia non si è basato sull’investigazione di Zuoren sul terremoto, ma su un post scritto a proposito dei fatti di piazza Tienanmenn. Nonostante questo i supporter di Zuoren e gli attivisti dei gruppi civili ritengono che il blogger stia pagando per le notizie sulle scuole crollate.

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