Diritto & Internet

Autori di tutto il mondo si mobilitano contro la sorveglianza di massa

Oltre 500 autori provenienti da 81 paesi del mondo hanno sottoscritto un appello alle Nazioni Unite contro l’attività di sorveglianza di massa emersa dallo scandalo Datagate in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden.

Nell’elenco dei firmatari si trovano i nomi degli autori contemporanei più importanti al mondo. Tra questi, 5 premi Nobel – Orhan Pamuk, Günter Grass, JM Coetzee, Elfriede Jelinek, Tomas Tranströmer – oltre ad autori universalmente noti come Umberto Eco, Don DeLillo, Arundhati Roy, Henning Mankell, Daniel Kehlmann, Dave Eggers, David Grossman, Amos Oz, Irvine Welsh , Margaret Atwood, e personaggi poliedrici come l’artista islandese Björk.

L’appello globale è stato presentato il 10 dicembre, giornata Mondiale per i Diritti Umani, da un gruppo indipendente di autori internazionali ed è stato diffuso da 30 quotidiani di tutto il mondo con una certa enfasi sulla frase, ormai diventata slogan, “la sorveglianza è un furto”.

Il documento chiede alle Nazioni unite la creazione di una Carta internazionale dei diritti digitali. Questo il testo integrale del documento:

Negli ultimi mesi, l’estensione della sorveglianza di massa è diventata di dominio pubblico. Con pochi clic del mouse i governi possono accedere al vostro cellulare, al vostro indirizzo email, ai vostri social networking e alle ricerche che fate su Internet.

Possono seguire le vostre inclinazioni e le attività politiche e, in collaborazione con le società Internet, che raccolgono e memorizzano i dati, sono in grado di prevedere i vostri consumi e i vostri comportamenti.

Il pilastro fondamentale della democrazia è l’integrità inviolabile dell’individuo. L’integrità umana si estende oltre il corpo fisico. Nei loro pensieri, nei loro ambienti personali, nelle loro comunicazioni, tutti gli esseri umani hanno il diritto di rimanere inosservati e indisturbati.

Questo diritto umano fondamentale è stato reso nullo attraverso l’abuso degli sviluppi tecnologici da parte degli Stati e delle aziende a fini di sorveglianza di massa.

Una persona sotto sorveglianza non è più libera, una società sotto sorveglianza non è più una democrazia.

Per mantenere una qualche validità, i nostri diritti democratici devono essere applicati nel mondo virtuale come in quello reale.

* La sorveglianza viola la sfera privata e compromette la libertà di pensiero e di opinione

* La sorveglianza di massa considera ogni cittadino come un potenziale sospetto. Si capovolge una delle nostre vittorie storiche: la presunzione di innocenza.

* La sorveglianza rende l’individuo trasparente, mentre lo Stato e le aziende operano in segreto. Come abbiamo visto, questo potere viene sistematicamente abusato.

* La sorveglianza è un furto. I nostri dati non sono di proprietà pubblica: appartengono a noi. Quando viene utilizzato per predire il nostro comportamento, siamo derubati di qualcosa d’altro: il principio del libero arbitrio fondamentale alla libertà democratica.

Chiediamo il diritto per tutte le persone a determinare, come cittadini democratici, in che misura i loro dati personali possono essere legalmente raccolti, memorizzati ed elaborati e da chi, per ottenere informazioni su dove i loro dati vengono memorizzati e come vengono utilizzati, per ottenere la cancellazione dei dati se sono stati illegalmente raccolti e conservati.

Chiediamo a tutti i governi e a tutte le aziende di rispettare tali diritti.

Chiediamo a tutti i cittadini di non piegarsi e difendere tali diritti.

Chiediamo alle Nazioni Unite di riconoscere la centralità della tutela dei diritti civili nell’era digitale, e di creare una Carta internazionale dei diritti digitali.

Chiediamo ai governi di firmare e aderire a tale convenzione”.

Giulia Giapponesi

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