Diritto & Internet

Tribunale di Roma: il dominio "mediaset.com" non può essere usato da terzi

Dopo aver perso il ricorso presso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO)  Mediaset si rivolge alla legge italiana per tornare in possesso del suo ex dominio “mediaset.com”, ora in mano ad una società americana.

La nona sezione del Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso 1193/12 di Mediaset nei confronti della società Fenicius Llc imponendole di cessare l’uso del dominio la cui acquisizione, secondo quanto si apprende dalla sentenza, “è stata compiuta con finalità di agganciamento del noto marchio Mediaset”.

La vicenda ha avuto inizio un anno fa, quando l’azienda di Cologno Monzese, per dimenticanza o per disguidi, ha mancato di effettuare il rinnovo del dominio “mediaset.com”, successivamente acquistato all’asta da Didier Mediba, rappresentante della Fenicius Llc.

In novembre, Mediaset ha avviato un ricorso per ottenere la riassegnazione del dominio presso l’Arbitration e Mediation centre della WIPO. L’organizzazione mondiale non ha però accolto la richiesta, ritenendo generiche e non sufficienti le asserzioni dei legali di Mediaset volte a dimostrare la malafede del rappresentante della Fenicius Llc.

Di tutt’altro avviso è stato invece il Tribunale di Roma, che, accogliendo la richiesta di Mediaset, ha imposto alla Fenicius Llc, con sede nel Delaware (USA), l’inibizione all’uso del nome e del dominio “Mediaset.com” e 1.000 euro di penale per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento.

Naturalmente, è improbabile che la società americana acconsenta di sottostare alla decisione del tribunale italiano, soprattutto in seguito alla pronuncia a suo favore del WIPO. Tuttavia, nel comunicato stampa di Mediaset traspare soddisfazione per l’esito del ricorso romano.

Per Mediaset, la sentenza diventa anche occasione per una richiesta all’Autorità di un intervento regolatore in tema di copyright. L’azienda conclude infatti il comunicato con queste parole:

“La strada giudiziaria non può essere la soluzione: richiede alle aziende investimenti economici e intellettuali e contribuisce a intasare la giustizia civile. Ormai il problema ci sembra urgente e lo segnaliamo alle autorità competenti.”


Giulia Giapponesi

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Curatrice Editoriale
Dott. Giulia Giapponesi

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